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Uno sguardo sulla space economy in Italia e in Trentino

Forse non tutti sanno che il Trentino è un soggetto molto attivo nella filiera spaziale italiana e che nel prossimo futuro ci sono tutti i presupposti affinché si realizzi un’ulteriore crescita del settore. Dalla Fondazione Bruno Kessler, alla TIFPA, il Trento Institute for Fundamental Physics and Applications sono molte le realtà che sul nostro territorio hanno a che fare con la space economy.

Secondo l’OECD (Organisation for Economic Co-operation and Development) la space economy consiste nell’insieme delle attività e dell’uso delle risorse spaziali che creano valore e benefici per l’umanità nel corso dell’esplorazione, comprensione, gestione e utilizzo dello spazio.  Essa include tutti i soggetti, pubblici e privati, impegnati a sviluppare, fornire e utilizzare prodotti e servizi legati allo spazio: dalla ricerca alla costruzione e utilizzo delle infrastrutture spaziali (stazioni a Terra, veicoli di lancio, satelliti) considerando anche le applicazioni derivanti dallo spazio (strumenti di navigazione, telefoni satellitari, servizi meteorologici). 

La space economy nel 2021 ha raggiunto un valore a livello globale di 469 miliardi di dollari secondo Space Foundation.      

Questo è lo scenario analizzato nel libro Space economy. La nuova frontiera dello sviluppo di Simonetta Di Pippo, astrofisica e direttrice dello Space Economy Evolution Lab di SDA Bocconi School of Management.  La prefazione di Giovanni Caprara, giornalista e storico dello spazio, ripercorre puntualmente le fasi che hanno portato al “rinascimento spaziale” del terzo millennio culminato con la nascita della space economy e permette di coglierne il quadro politico, economico e sociale.

In questa analisi si inserisce il documento Spazio: nuova frontiera per economia e ricerca, redatto a novembre 2021 dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, da cui emerge la complessità legata alla space economy, che si trova oggi a un punto di svolta con lo sviluppo commerciale del settore e l’ingresso di un numero crescente di attori privati. 

Tuttavia sono le risorse pubbliche a rappresentare ancora il motore di sviluppo più rilevante. 

L’Italia vanta una lunga tradizione nelle attività spaziali: è stata il terzo Paese al mondo, dopo Unione Sovietica e Stati Uniti, a lanciare ed operare in orbita satelliti (San Marco 1, 15 dicembre 1964), ed è tra i membri fondatori dell’Agenzia Spaziale Europea, di cui è oggi terzo contributore, dopo Francia e Germania. 

L’Italia ha inoltre definito il Piano Strategico Space Economy che prevede un investimento di circa 4,7 miliardi di euro, di cui circa il 50% coperto con risorse pubbliche, tra nazionali e regionali, aggiuntive rispetto a quelle ordinariamente destinate alle politiche spaziali.

L’Italia occupa la settima posizione tra i Paesi del G20 per budget di spesa pubblica nel settore spaziale in rapporto al PIL. Il nostro Paese, con una quota dello 0,069%, si posiziona subito dopo la Cina e prima della Germania. 

L’Italia è invece al secondo posto per incidenza della Ricerca e Sviluppo pubblica in tema spazio, con una quota media nel biennio 2018-2019 pari a 10,9%, subito dopo la Francia (11,7%) e prima di Belgio e Stati Uniti.

Il nostro Paese, con una quota sulle esportazioni mondiali del 6,9% (media 2015-2019) è al quarto posto tra i principali leader del settore, dopo Stati Uniti, Francia e Germania. L’analisi dei dati italiani aggiornati al 2020 evidenzia come siano Francia e Germania i mercati più rilevanti, sia in termini di sbocchi commerciali sia come fonte di approvvigionamento. Tale risultato riflette anche le strette relazioni che si instaurano nella partecipazione a progetti comuni europei.

Anche in termini di attività innovativa l’Italia ottiene un buon risultato collocandosi al quinto posto con una quota del 4,1% sui brevetti mondiali afferenti alla space economy (anni 2013-2018).

La filiera italiana risulta completa grazie alla presenza sia di produttori di lanciatori e satelliti sia di attori specializzati in servizi ad alto valore aggiunto. Un altro aspetto caratteristico della filiera spaziale è la forte multidisciplinarietà, che favorisce la collaborazione tra i diversi soggetti, spinti a lavorare congiuntamente sfruttando le proprie competenze.

Secondo quanto riportato nel documento del Ministero dello Sviluppo Economico L’industria italiana dello spazio. Ieri, oggi e domani presentato a novembre 2020, l’industria italiana della space economy include circa 200 aziende, di cui l’80% piccole e medie imprese, generando un giro d’affari annuo di circa 2 miliardi di euro e occupando 7000 addetti. Oltre la metà delle imprese della filiera è localizzata in 3 regioni: Lazio, Lombardia e Piemonte. Il Trentino-Alto Adige si colloca in sedicesima posizione (1% circa).

Tuttavia, la Provincia autonoma di Trento, con un programma di investimenti in meccatronica, materiali avanzati, nanotecnologie e fisica, si candida ad un ruolo di rilievo nella space economy nazionale. Il sistema Trentino infatti è direttamente coinvolto nel Piano Strategico Space Economy, attraverso Trentino Sviluppo e HIT (Hub Innovazione Trentino), e vanta importanti collaborazioni con le Agenzie Spaziali Italiana ed Europea. Ne sono un esempio le missioni LISA Pathfinder, precursore dell’osservatorio spaziale di onde gravitazionali e Juice, che studierà Giove e le sue lune ghiacciate, Io, Callisto, Europa e Ganimede.

In Trentino, inoltre, si trova il TIFPA (Trento Institute for Fundamental Physics and Applications) in cui si conducono progetti di ricerca riguardanti gli effetti dell’esposizione prolungata alle radiazioni, caratteristica dell’ambiente spaziale, sfruttando il fascio di protoni ad alta energia del Centro di Protonterapia di Trento.

Altri attori importanti a livello provinciale sono: la Fondazione Bruno Kessler, che conduce per il settore spaziale ricerche su sensori, intelligenza artificiale, telefonia mobile, tecnologia quantistica, telerilevamento e produzione intelligente, ProM Facility, laboratorio di prototipazione e qualifica meccatronica, Cybermarconi, impegnata nello sviluppo di tecnologie per l’informazione e la comunicazione, Optoi, che si occupa di progettare e realizzare dispositivi optoelettronici in campo aerospaziale. 

Di space economy si è parlato anche nel corso del Festival dell’economia di Trento 2022.

Roberto Battiston, Professore ordinario di Fisica Sperimentale presso l’Università degli Studi di Trento e presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana dal 2014 al 2018, ha illustrato alcune delle maggiori potenzialità del settore, basato su satelliti sempre più piccoli e realizzati a costi sempre più bassi. Lo sviluppo della space economy, secondo Battiston, assomiglia alla rivoluzione, all’inizio degli anni Duemila, delle dot-com company, società di servizi che sviluppano il proprio business attraverso un sito internet. Questo fenomeno ha generato il mercato integrato su scala mondiale, che oggi permea costantemente la nostra quotidianità. 

Tuttavia va aggiunto che la consapevolezza internazionale del crescente valore geopolitico dello spazio rende sempre più necessario colmare l’attuale vuoto legislativo sull’utilizzo delle risorse ad esso collegate nell’ottica di uno sviluppo sostenibile a vantaggio di tutta l’umanità. Tale tema sarà oggetto di un prossimo approfondimento.

Francesco Marzari

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